I volti e le biografie di trenta antifascisti castellani ricostruite con documenti e immagini inedite. Inaugurazione mostra sabato 28 ottobre (ore 10). Escursioni con gli studenti dal 6 al 13 novembre
I volti, le immagini, le biografie degli antifascisti di Castelfiorentino. Una storia che fino a poco tempo fa era ancora quasi tutta da scrivere, ma che adesso affiora nitidamente dalla mole di documenti e foto segnaletiche reperite all’Archivio Centrale dello Stato (Roma), provenienti dalle autorità del Regime fascista che considerava queste persone come “sovversivi”, e perciò segnalate per un’attenta sorveglianza da parte dell’Ovra (la rete di informatori del regime), le Prefetture, perfino i Consolati all’estero. E’ questo il biglietto da visita della mostra “Gli Anti Marcia. I Castellani che dissero NO! al fascismo” che sarà inaugurata sabato mattina (28 ottobre) alle ore 10.00, allo spazio eventi del circolo “Il Progresso” (corso Matteotti 19).
La mostra – che rientra a pieno titolo nel progetto “Castelfiorentino: Dall’Antifascismo alla Resistenza e alla riscoperta dei Luoghi della Memoria” finanziato dalla Regione Toscana (partner Istituto F. Enriques, ANPI, SPI CGIL) – è stata illustrata questa mattina nella sala del Consiglio Comunale, unitamente al programma delle escursioni che coinvolgeranno gli studenti delle classi quinte dell’Istituto “F. Enriques” per far conoscere alle nuove generazioni alcuni tragici episodi avvenuti a Castelfiorentino nell’estate del 1944: il conflitto di Collepatti (dove morì il partigiano Mario Bustichini), l’assassinio dei fratelli Remo e Santino Gori, l’impiccagione di Aladino Bartaloni, la strage di Quercecchio dove morirono sei persone.
Alla presentazione del progetto erano presenti l’Assessore alla Scuola e Attività Educative, Francesca Giannì, la dirigente dell’Istituto Superiore “F. Enriques”, prof.ssa Barbara Degl’Innocenti, il presidente del Consiglio Comunale, Gabriele Romei, il consigliere con delega alla Memoria, Silvia Callaioli, il presidente ANPI di Castelfiorentino, Marco Cappellini, e infine Marco Mangini del Gruppo Fotografico “Giglio Rosso” che ha collaborato attivamente alla realizzazione della mostra.
Nell’ambito del progetto, sono stati individuati finora quattro “Sentieri della memoria” che conducono al luogo esatto in cui avvenne il singolo episodio, con un cartello esplicativo in alluminio che descrive l’evento e un Qr code per chi desidera approfondire. Sono già state definite le date in cui questi sentieri verranno tenuti a “battesimo” dagli studenti dell’Enriques: 6, 8, 9 e 13 novembre. In tutto, parteciperanno sette classi quinte dell’Istituto, accompagnate, oltre che dagli insegnanti, da una guida ambientale abilitata di Toscana Hiking Experience che cura le escursioni
La mostra sugli “Anti Marcia” racconta con l’ausilio di foto e documenti inediti la storia di trenta castellani che fin dal sorgere del movimento fascista (da cui il titolo “Anti Marcia”, contrapposto ai cosidetti “antemarcia” ovvero i fascisti iscritti al PNF prima della Marcia su Roma, avvenuta il 28 ottobre 1922) si posero in una posizione nettamente contrapposta al nascente Regime, senza incertezze o cedimenti, al punto da essere costretti molto spesso a emigrare altrove (Francia, Belgio, Italia del nord). Dalla mostra, che rappresenta la prosecuzione di un altro evento espositivo tenuto lo scorso mese di aprile, emergono tante vicende di cui non si conosceva neppure l’esistenza: da Antonio Pilastri, un reduce di Adua che divenne un anarchico sorvegliato all’estero per quasi trent’anni, ai fratelli Fattorini (Rino e Brunetto), che insieme al padre Raffaele furono costretti come altri a emigrare in Francia; da Nella Ciampolini, che insieme al marito Ulderigo Castellacci emigrò in Belgio e dopo l’arresto di Anna Launaro ne prese il posto come “corriere comunista”, a Giuseppe Alderotti, che sarebbe divenuto come molti altri antifascisti all’estero un attivo sostenitore dei repubblicani spagnoli. Per non parlare di Paride Caponi, costretto a emigrare insieme al figlio Luciano e alla moglie a Milano, che trascorse il confino in Sardegna prendendo contatti con il partito Sardo d’Azione clandestino. Il figlio Luciano, dopo l’8 settembre 1943, avrebbe partecipato alla lotta partigiana, e venne fucilato dai tedeschi il 20 aprile 1945. Un martire di Castelfiorentino finora sconosciuto alla sua comunità d’origine. La mostra presenta anche le storie e le foto segnaletiche, scattate al momento dell’arresto nel 1943, dei sette giovani di via Terino (Giuliano e Rossano Baldeschi, Pietro Orlandini, Radio Ciapetti, Argo Riccomi, Ferdinando Viti, Angiolo Castellacci). Molti familiari e parenti dei protagonisti sono stati invitati all’inaugurazione della mostra, che rimarrà aperta fino al 12 novembre con il seguente orario: martedì e giovedì ore 16.00-19.00, sabato ore 9.00-13.00, domenica ore 10.30-12.30.
“Quando è uscito il bando della Regione – osserva l’Assessore alla Scuola, Francesca Giannì – non abbiamo avuto dubbi a partecipare con un nostro progetto, che si sviluppa attraverso questi due filoni dell’antifascismo delle origini e della memoria della Resistenza. Lo abbiamo proposto alla scuola superiore, all’ANPI, allo SPI CGIL e fin da subito hanno aderito con entusiasmo. Grazie al contributo della Regione siamo riusciti a mettere dei cartelli esplicativi e a individuare i primi quattro sentieri della memoria di Castelfiorentino, e a compiere un altro passo avanti su una storia sconosciuta: quella dei castellani “sovversivi” schedati sotto il fascismo (molti lo erano anche prima), che oggi è possibile ricostruire grazie alla documentazione conservata all’Archivio Centrale dello Stato. Si tratta di oltre cento biografie, un lavoro di ricerca di cui questa mostra è una parte e che porteremo a conclusione in occasione della prossima ricorrenza del 25 aprile”.